Concorso straordinario, gestione associata

strumento sempre più inutile

Articolo tratto da federfarma.it
 
Rischia di mancare i suoi obiettivi la cosiddetta “gestione associata”, la novità più radicale del concorso straordinario indetto nel 2012 dal governo Monti. Lo strumento era spuntato dal cilindro del legislatore per agevolare l’accesso alla titolarità dei farmacisti più giovani, di fatto invece sta complicando le aperture delle sedi messe a concorso. Lo dicono i dati provenienti da Piemonte e Toscana, le due regioni che più stanno avanti nella procedura concorsuale.

Partiamo dalla Toscana, dove oggi scadono i 180 giorni concessi ai vincitori per aprire. I dati di cui dispone l’Urtofar, che derivano dalle richieste di adesione al sindacato, parlano di 32 nuove farmacie effettivamente aperte: due a Massa, Lucca e Prato; tre a Pisa; quattro a Grosseto e Livorno; cinque a Pistoia, Firenze e Arezzo. Sono cifre da prendere con beneficio di inventario (qualche inaugurazione forse non è stata ancora segnalata, non tutti i neotitolari potrebbero essersi iscritti a Federfarma), ma di certo c’è un bello scarto rispetto alle 72 farmacie che a dicembre erano state messe in assegnazione. Il motivo? All’Urtofar un’idea ce l’hanno: «Nella graduatoria toscana» spiega il presidente del sindacato regionale, Marco Nocentini Mungai «le gestioni associate hanno quasi monopolizzato le posizioni alte della classifica. Il fatto però è che quando si è in due o tre, la farmacia dev’essere più che appetibile, perché altrimenti non ci si vive. E’ evidente che molti candidati, una volta vista la sede e fatti due conti, si sono resi conto che starci sarebbe stato impossibile».

Sia chiaro, nulla di drammatico: le sedi “ripudiate” andranno al secondo interpello, dove probabilmente riusciranno a trovare farmacisti (singoli, magari) disposti ad aprirle. Però qualche interrogativo viene. E viene anche a buttare un occhio in Piemonte: a livello regionale non sono disponibili dati, ma un veloce giro tra le province restituisce un quadro molto vicino a quello toscano; a Torino, per esempio, sono state effettivamente aperte 25 delle 35 farmacie assegnate, ad Alessandria due su quattro. Sembra fare eccezione Novara, dove quasi tutte le farmacie assegnate sono state aperte. Non senza difficoltà, peraltro: «In qualche gestione associata i rapporti sono già tesi» spiega il presidente di Federfarma provinciale, Franco Fanchiotti «altre invece, dove magari i titolari sono quattro, si stanno rendendo conto che non c’è abbastanza di che vivere per tutti quanti». Insomma si ripropone il problema: «Le rinunce sono arrivate soprattutto dalle partecipazioni associate» conferma il presidente di Federfarma Piemonte, Massimo Mana «e non è difficile capire il perché: se sei un farmacista dipendente, magari nel pubblico, la prospettiva di condividere con altri due colleghi una piccola azienda dal fatturato risicato e con orari di apertura sempre più estesi non attira». Anche in Piemonte provvederà il secondo interpello a riassegnare le sedi “rinunciate”. E alla fine, i farmacisti che hanno corso da soli potrebbero avere la loro rivincita.